Yohanes Chiappinelli

Mio caro diario. Yohanes Chiappinelli ci parla dei suoi allenamenti in Kenya, tra mutatu, piki piki e chai…

25 Febbraio 2022




Yohanes Chiappinelli non è un atleta banale, tanto meno una persona banale.

Se non fosse altro che è il talento più importante cresciuto nel seno della nostra società, l’Uisp Atletica Siena,  i suoi allori e i risultati fino ad adesso conseguiti parlano da soli, ma non dicono tutto.

Come gran parte dei mezzofondisti e fondisti, ormai da anni trascorre vari periodi di allenamento in altura, quando in Italia (in estate), quando all’estero in climi caldi (in inverno), per ovviamente beneficiare a livello fisiologico dell’altura.

Tanti sono i luoghi che ha già frequentato, ma da tempo una meta quasi fissa in inverno è il Kenya, che, con i suoi altopiani e la zona di  Iten ed Eldoret, è proprio l’eldorado della corsa, dove si radunano tanti protagonisti mondiali delle specialità della fatica mischiandosi alla moltitudine di forti atleti e campioni locali.

Quest’anno a Yohanes abbiamo chiesto di scriverci qualcosa per informarci di questo luogo, della vita negli altopiani del Kenya, per capire e comprendere le differenze o le assonanze con il nostro mondo.

Ne è venuto fuori un diario scritto in presa diretta che è uno spaccato di vita che va oltre l’atletica leggera.

Eccolo, ve lo proponiamo, alla vigilia del suo ritorno in gara (la mezza maratona di Napoli di domenica 27 Febbraio 2022) ringraziando Yohanes per il suo prezioso tempo dedicato a questo bellissimo e lungo allenamento di scrittura.


 Oggi 3 febbraio

In Kenya le giornate iniziano molto presto e una volta tramontato il sole l’oscurità incombe, l’illuminazione è pressoché nulla e girare per le strade buie è decisamente poco consigliato, di conseguenza non resta che andare a dormire presto.

Ieri particolarmente presto perché oggi la sveglia era prevista per le 5:20, ma alla fine sveglia alle 5 causa gallo dei vicini che inizia a cantare puntuale come un orologio svizzero.

Probabilmente toccherà comprare e arrostire anche questo gallo come abbiamo fatto con il gallo degli altri vicini causa molestia ad orari improponibili…però devo dire che la nostra cuoca era stata brava a prepararlo, era proprio buono.

 Sveglie del genere comunque in Italia, almeno per quanto mi riguarda, non sono mai state contemplate però almeno d’estate mi piacerebbe farlo d’ora in avanti.

Il motivo principale per cui gli atleti keniani lo fanno è per evitare il caldo, poi in secondo luogo anche per trovare poco traffico.

Verso le 5:30 io e Yeman (Crippa) abbiamo preso un caffè per darci una svegliata

Oggi stranamente alle 5:40 in punto è arrivato a prenderci il matatu fuori dal cancello.

Il matatu è un minibus fino a 15 posti utilizzato come taxi. Il Kenya è pieno di questi mezzi che girano ovunque per raccattare persone.

Alle 5:50, che era ancora totalmente buio, ci siamo ritrovati con gli atleti di Gianni De Madonna, alla cosiddetta junction, sotto al cartellone con la nota, anzi notissima, scritta “Home of Champions”, che è punto di ritrovo per la stragrande maggioranza degli atleti di Iten.

Con tre matatu  pieni di atleti ci siamo diretti verso il luogo dove avremmo svolto il famoso fartlek keniano. Non ricordo il nome del posto,ricordo però che è stata dura portarlo a termine; allo stesso tempo è stato anche un pizzico divertente faticare insieme ai keniani. Abbiamo fatto 40 minuti di variazioni 1 minuto forte –  1 minuto piano; io ne ho fatti 28 causa ripresa di un persistente problema a un ginocchio.

Il percorso era impegnativo ma non particolarmente, sicuramente sarebbe stato molto più duro se lo avessimo fatto a Iten, dove si fa fatica anche solo a camminare e dove ogni martedì e giovedì centinaia e centinaia di runners, che magari non si possono permettere di prendere un matatu, si trovano quasi costretti a svolgere il rinomato fartlek nei faticosi percorsi sali e scendi di Iten. Fortuna che noi ci possiamo permettere un matatu.

Di ritorno dall’allenamento ci aspetta una bella e ricca colazione con frutta fresca (mango, papaya banane) pancake, marmellata, yogurt e del buon chai (te keniano con latte).

Dopo colazione c’è chi si riposa c’è chi ascolta musica, chi prende il sole in giardino.

Verso le 11 fra tutti ci siamo messi a fare un po’ di stretching e core stability al sole.

Pranzo alle 13 con pasta e zucca.

Pomeriggio di relax.

Corsetta pomeridiana verso le 17.

Cena alle 19:30.

A dormire alle 22.


4 febbraio

Sveglia alle 7

cibo

Caffè/te

Corsa di 18 km

Colazione 9:30

Relax in giardino

Calcio tennis

Giro sul piki piki per Iten.

Il piki piki è una moto utilizzata esclusivamente come taxi, un guidatore di piki piki lo si trova in ogni dove a Iten ed è sempre pronto a raccattarti, spesso quasi ti vuole caricare a forza e te devi stare lì a ripetergli che magari vuoi camminare e che non hai bisogno di lui.

Un piki piki è in grado di caricare fino a 4/5 persone, ma non di rado lo si vede passare trasportando poltrone, oppure decine di galline tutte incastrate in una gabbia e tante altre cose magari ancora più assurde.

Uscita di corsa pomeridiana verso le 17;30.

Corsa in compagnia di un piccolo studente di ritorno a casa appena uscito da scuola e di ritorno a casa; quest’ultimo è riuscito a percorrere con me e Yeman ben 2 km ad un andatura non banale, come  3:45 al km. Le scene dei bambini che corrono con lo zaino o con un libro in mano confermo che sono vere.

Poi ci chiediamo come facciano a essere così forti i keniani, semplice basta essere abituati a fare sport fin da piccoli e quando l’unico mezzo che hai e che ti puoi permettere sono i tuoi piedi, non puoi che metterti a correre e tutto viene di conseguenza.

Poi, ovviamente, in un paese dove tutti corrono ma la povertà è talmente alta, emergere diventa difficile per tutti e solo una piccola percentuale di tutti coloro che provano a emergere con l’atletica ci riesce; mentre la grandissima massa rimarrà sempre lì nel dimenticatoio.

Doccia e relax sgranocchiando una pannocchia all’incrocio, alla Junction, dove si può ammirare il continuo via vai dei cittadini di Iten e magari fare qualche battuta a qualche bella ragazza che passa da quelle parti.

Cena alle 19:45 a lume di candela perché andata via l’elettricità.

E’ anche questa l’Africa, fa parte del gioco, fortuna che verso le 21:30 è ritornata.

Purtroppo è un fatto che capita spesso e volentieri; per noi europei che andiamo a stare lì può creare qualche disagio e impazienza, per i keniani invece è una normalità quindi, quando accade, loro sono tranquilli e non fanno altro che mettersi l’anima in pace e aspettare che torni.


8 febbraio

Sveglia 5:05

Caffettino

Attesa per matatu, in perfetto ritardo

Ritrovo con gli altri atleti e matatu alla junction alle 5;40 ovviamente tutti in ritardo ma è una normalità, basta solo tenerlo in considerazione.

Partenza in ritardo alle 5:50, direzione stadio di atletica a Eldoret.

Abbiamo raccattato lungo la strada atleti che sbucavano da ogni dove.

Siamo partiti per il riscaldamento 3 km prima della pista per risparmiare tempo.

Inizio lavoro verso le 7, il menù oggi prevedeva 8×1200 m.

Prima della partenza del lavoro ci riuniamo, tutto il gruppo, per fare la preghiera, cosa che fanno prima di ogni allenamento e dopodiché si procede con la spiegazione del lavoro e la suddivisione degli atleti in gruppi che normalmente sono due, di cui il primo fa ritmi più sostenuti del secondo.

Io principalmente ho sempre lavorato con il secondo gruppo un po’ anche perché, avendo avuto il problema al ginocchio, ho passato più di tre settimane ad allenarmi un giorno sì e uno no.


Oggi Giovedì 11 Febbraio

Sveglia 5:15 caffè 5:30

Ritrovo alla junction ore 5:50

Partenza riscaldamento 6:30

Riscaldamento in compagnia di un bimbo di 10 anni che ha corso 3 km con noi con lo zaino in spalla per andare a scuola.

Finito il riscaldamento la gente scompare per andare a fare i bisogni dietro a qualche cespuglio.

Preghiera e spiegazione lavoro.

Partenza lavoro 7:05 menù prevedeva il classico fartlek, 2 minuti  forti e 1 moderato per 45 minuti. Finito il lavoro un po’ staccato dal gruppo ma mi ritengo soddisfatto, la condizione sta salendo, la prossima volta non li mollerò un secondo.

Fine lavoro ore 7:55

Tempo per qualche battuta e si rimonta sul matatu per ritornare al camp.

Arrivo al camp ore 8:50

Iten, home of champions

Sabato 12 febbraio

Sveglia alle 5:00 per me e Yeman

Caffè alle 5:20

Matatu che non arriva quindi ci siamo dovuti arrangiare chiedendo ospitalità nel matatu di Gabriele (Nicola) con i suoi atleti. Anche questo fa parte del gioco e del Kenya, succede infatti non di rado che prenoti un matatu e che non si presenti.

Partenza alle 5:30 dalla junction.

Inizio riscaldamento alle 6:05 con il buio pesto e ancora le stelle che brillavano in cielo. Fortuna c’era il matatu che durante il riscaldamento ci faceva luce con i fari.

Preghiera e spiegazione del lavoro. Oggi la partenza è stata anticipata un po’ perché è la giornata del lungo.

Finita la preghiera alle 6:45, abbiamo principiato con un lungo di 28 km per me e 38 km per gli altri del gruppo. Lungo andato bene, venuto a una media di 3:23 in un percorso bello impegnativo. Io e Badr (Jafar) lo abbiamo fatto con il secondo gruppo mentre Yeman ne ha fatti 32 con il primo.

Fine corsa verso le 8:45.

9:10 tutti al camp a fare colazione.

Riposino perché tutti piuttosto distrutti.

Partitella a calcio tennis.

Alle 13 la nostra brava cuoca Eveline – quanto l’abbiamo lodata! –  ci ha preparato un buon pranzo frugale comprendente zuppa di zucca, chapati  (piadina tipica keniana), verdure e lenticchie. Non ho mai mangiato così tante lenticchie come in Kenya…vediamo se magari è la volta buona che divento milionario!

Riposino ulteriore e massaggi

Merenda al “Kerio View”, il posto più “in” di Iten, cena al camp con filetto e purè.

Birretta al “Elgon valley”.

E buona notte!


Domenica 13

La domenica, diversamente da quanto si potrebbe credere, gli atleti riposano e partecipano tutti alla messa.

Si fa veramente fatica a veder correre qualcuno la domenica. Ovviamente ci siamo adeguati volentieri anche noi, però niente chiesa per noi altri.

Giornata quindi di “cazzeggio”.

Gli altri giorni a Iten, per il corridore keniano, si strutturano seguendo uno schema che fondamentalmente si ripete di settimana in settimana: quindi abbiamo il lunedì, mercoledì e venerdì dove si effettuano due corse, mentre gli allenamenti specifici si svolgono il martedì, il giovedì e il sabato.

Il martedì è il giorno delle ripetute in pista, giovedì fartlek, il sabato invece è dedicato al long run o altrimenti a un medio variato.

Mattina passata a rilassarsi al camp seguito da caffè o ginger-the al “Kerio view”.

Pranzo al camp con della pasta che non aveva niente da invidiare a quella italiana.

Al pomeriggio l’idea era di andare a vedere le giraffe ma siamo arrivati che la riserva aveva chiuso da 3 minuti.

Ritorno quindi a Iten con un taxi quasi totalmente scassato però ancora funzionante e merenda al “View point”, uno dei posti più belli di Iten.

Passeggiata in un sentiero tortuoso che porta dal “View Point” al “Kerio view”.

Durante questa passeggiata abbiamo incontrato una ragazzina che sì e no avrà avuto 9 anni; portava 20 litri di acqua sulle spalle, faceva troppa pena e tenerezza.

Aveva fatto più di un chilometro e si vedeva che era stremata e sbarellava, ma doveva portare a tutti i costi l’acqua a casa.

 Con molta fatica, ma felici, l’abbiamo aiutata io e Yeman ad arrivare fino a casa.

Cena al “Kerio”.

In pista

Lunedì 14

Sveglia alle 7.

Palestra.

Corsetta di 16 km, colazione.

Calcio tennis.

Pranzo.

Riposino, play station.

Corsetta di 8 km più allunghi

Verso le 17:30 l’acqua era finita.

Dopo l’allenamento volevamo fare la doccia, ma purtroppo l’acqua non era ancora tornata; qualcuno del nostro gruppo di allenamento stava dando di matto, hanno aspettato fino alle 21, poi hanno chiesto a chi alloggiava al Kerio View se gli faceva il favore di prestargli la camera per farsi una doccia. Almeno loro sono stati soddisfatti, noi invece a letto senza doccia, belli puzzolenti.

Anche questo fa parte del Kenya.


Martedì 15

Sveglia alle 5

Ritrovo alle 5:40 alla junction, già a quest’ora c’era un bel via vai di gente tra cui il gruppo dello svizzero Julien Wanders che si apprestava a fare 40 km di lungo.

Raccattati tutti gli atleti lungo la strada ci siamo avviati verso Eldoret e la pista in tartan.

Solito riscaldamento 3 km prima della pista finendo al campo.

In pista c’era un bel fermento di gente già alle 6:30 del mattino; preghiera e inizio lavoro verso le 7.

Durante il lavoro c’era talmente tanta gente in pista che aveva qualcosa di incredibile; senza esagerare ci saranno state più di 200 persone in un’unica pista.

In Italia manco a una gara ci sono così tante persone, toccava fare lo slalom durante il lavoro e spesso facevi fatica a riconoscere quale fosse il gruppo con cui ti stavi allenando.

Il fatto di avere talmente così tanta gente che corre e fa fatica in un unica pista, è una cosa del tutto inusuale rispetto all’Italia ed è, però, a mio parere, una cosa assolutamente bella e positiva perché quasi ti dimentichi di far fatica talmente devi stare concentrato su altre cose come non sbagliare il gruppo, seguire in fila i tuoi compagni di allenamento.

Spegni praticamente il cervello e pensi solo a correre forte.

Verso la fine del nostro lavoro è comparso in pista anche un “certo” Eliud Kipchoge con tutta la sua banda e il suo allenatore. Sono riuscito a scambiare giusto due parole con entrambi, persone umilissime.

Rientro al camp, colazione; calcio tennis Etiopia vs Marocco (io e Yeman contro Badr e Marco Salami)……ovviamente ha vinto l’Etiopia.

Pranzo in compagnia di una bambina tenerissima raccattata dai vicini.

Non è la prima volta che facciamo venire dei bimbi al nostro camp e li viziamo dandogli tutto quello che possiamo. Addirittura Sofia Yaremchuk, di uno di questi bambini, si era innamorata talmente tanto che voleva adottarlo.

In giro per Iten si vedono tanti di quei bambini che giocano e crescono per strada che è proprio uno spettacolo vederli. Si divertono veramente con poco e sono sempre felici e contenti come se non gli mancasse niente e avessero tutto diversamente da un qualsiasi bambino europeo.

Si vedono bambini, anche di soli 2/3 anni, che vanno per strada da soli.

Quando ci vedono, ma soprattutto quando vedono i bianchi, chiamati Muzungu dai keniani, quasi sembrano esaltarsi, sono contenti e iniziano a correrti dietro, a salutarti sbracciandosi e urlano tutti insieme “how are you, how are you?”

E ogni tanto, spesso, ti chiedono, “give me sweet give me sweet” qualcuno più sfacciato ti chiede anche “ give me watch” ahah troppo belli e troppo teneri.

gruppo in allenamento

23 febbraio mercoledì

Giorno della partenza e ritorno in Italia

Sveglia alle 6:30.

Inizio a correre alle 7:30.

Fatti 20 km easy, la mia ultima corsa qua a Iten.

Taglio di capelli pagando la modica cifra di 100 scellini, 100 scellini non euro eh! In pratica meno di 90 centesimi. Wow !

Ultimo giro per Iten per prendere anche i braccialetti del Kenya che avevo ordinato.

Pranzo veloce perché dovevo finire la valigia e perché alle 14 avevo il taxi che mi veniva a prendere per portarmi in aeroporto.

Mentre vado in aeroporto a Eldoret penso “Cosa mi mancherà del Kenya?”, tante cose:

I bimbi per strada

I piki piki.

La mentalità spensierata dei keniani, la filosofia del hakuna matata che li identifica e gli si addice proprio.

Mi mancherà la semplicità con cui affrontano la vita i keniani, per loro nulla è un problema e tutto è risolvibile.

La pace e la tranquillità.

Il chai, il capati, il mango juice.

Le sveglie all’alba e fare riscaldamento con il buio.

Le fatiche con i keniani.

Le passeggiate per Iten.

Il “Kerio View”

Venire ad allenarsi in Kenia è e sarà sempre un’esperienza fantastica, oltre ad aiutarti fisicamente ti forma molto anche mentalmente.

È un’esperienza che ogni corridore europeo, ma in generale tutti, a mio parere dovrebbero fare per vedere, capire ed arricchirsi.

Mi mancherà il Kenya, tutto, e la voglia di tornarci è già tanta.

Arrivo in aeroporto alle 15:20.

In teoria avevo il volo alle 17:10, per Nairobi, ma la fortuna non è dalla mia parte, volo cancellato…. quindi ho dovuto prendere un volo più tardi l’unico possibile con partenza prevista verso le 21 rischiando di perdere la coincidenza a Nairobi.

Purtroppo così è stato, oggi praticamente tutti i voli da Eldoret sono stati cancellati o erano in ritardo.

Ho provato a cambiare il mio volo da Nairobi ma nulla da fare, tra la stanchezza e la rabbia per il volo perso ero proprio prostrato.

Dopo aver aspettato ben 11 ore in aeroporto, sono partito con il volo da Eldoret alle 1:30 circa, nel frattempo avevo provveduto a comprare un nuovo volo da Nairobi a Napoli spendendo la bellezza di 495 euro, arrivo a Nairobi circa alle 3 di notte.

Volevo dormire nel bar in Aeroporto ma non me la sentivo e non era il caso perciò ho preso un taxi e mi sono fatto portare in un hotel a 15 minuti dall’aeroporto; hotel di bassissima qualità ma per me l’importante era riposare un po’.

Alle 5 ero là e sono crollato appena ho toccato il letto.


un mercato

24 febbraio

Verso le 9:30 mi sono svegliato perché per strada c’era un caos e un rumore di gente e macchine indicibile. Ho rifatto il PLF (documento necessario per imbarcarsi) per rientrare in Italia.

Alle 11 sono andato a fare una corsetta per strada (decisamente meglio Iten).

In quella mezz’ora ho corso respirando tanto di quello smog e ho rischiato di farmi investire un paio di volte.

Non era il posto più ideale per correre in quella zona di Nairobi.

Dopo aver pranzato e riposato ancora un po’ in hotel mi sono diretto in aeroporto e mi sono beccato con Badr che, beato lui, non ha avuto le mie disavventure per venire da Iten.

Da lì abbiamo fatto check-in insieme e anche lì ovviamente non è andato tutto liscio, però alla fine siamo riusciti a partire per l’Italia e questo è l’importante.

a giro per le strade keniane